Una vita da social, i ragazzi e i pericoli del web

28/05/2014 di
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È importante rendere «i nativi digitali più consapevoli di virtù e pericoli del web». Ad affermarlo è Vincenzo Spadafora, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in occasione della chiusura della campagna itinerante sull’uso responsabile di internet ‘Una vita da social’ promossa dalla Polizia di Stato in collaborazione con il Ministero dell’istruzione. La campagna, che riprenderà il prossimo anno, ha coinvolto 100.000 studenti incontrati nelle piazze di 40 città italiane, 1.800 scuole sede di incontri tematici, per un totale di quasi 500.000 ragazzi, 8.000 insegnanti, 15.000 genitori.

«Nulla più della rivoluzione che stiamo vivendo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, ci proietta in una dimensione del tutto nuova – ha sottolineato Spadafora – Spesso si parla erroneamente dei social network come di nuovi media quando invece rappresentano un vero e proprio »ambiente« e come tale va vissuto nella consapevolezza di saperne riconoscere virtù e pericoli. Soprattutto a fronte del fatto che i cybernauti sono sempre più giovani e sempre più connessi».

La giornata di chiusura della campagna ha visto coinvolti a Roma al teatro Brancaccio circa 900 ragazzi di varie scuole romane che hanno assistito con partecipazione alla storia di Andrea Spezzacatene, il ragazzo dai « pantaloni rosa» da cui ha preso ispirazione il format teatrale «Like, storie di vita on line». Un lungo applauso ha seguito le parole di Teresa Manes, la mamma di Andrea che in un video e poi direttamente dal palco ha sottolineato l’importanza di parlare, sempre, anche di cose che fanno male e che lo faranno per sempre. Quasi 3 giovani su 4, secondo un sondaggio di Skuola.net su un campione di 2.500 intervistati, sono preoccupati dal fenomeno del cyberbullismo e quasi uno su due ha avuto, nella sua scuola, esperienza diretta o indiretta di questa tipologia di fenomeni. Anche i fenomeni di suicidio a causa di atti di cyberbullismo hanno contribuito a scuotere i giovani: 2 su 3 hanno cambiato atteggiamento proprio a causa di questo.

«L’azione di tutti gli interlocutori (famiglie, scuole, istituzioni) quindi non può che andare nella direzione di ascoltare, coinvolgere e rendere protagonisti soprattutto i nativi digitali – dichiara ancora Spadafora – per far sì che gli adolescenti stessi possano farsi veicolo di buone prassi e trasferire ai loro coetanei, ai fratelli e sorelle minori, quindi alle generazioni che verranno, gli strumenti per prendere il meglio dalla rete evitando di rimanerne vittima».

«Censurare ‘senza contraddittoriò uno o altro social network è sicuramente fallimentare – conclude Spadafora – L’azione di repressione non può prescindere da una massiccia azione di diffusione culturale e la campagna educativa »Una vita da social«, sviluppando un intenso piano di attività multidisciplinare, ha sicuramente tracciato una strada importante da seguire».