Cassazione: la morte di un figlio è la perdita più grave

23/08/2013 di

«La morte di un figlio – ammesso che sia possibile ipotizzare una sorta di scala progressiva dei dolori umani – rappresenta il punto più elevato di detta scala». E di fronte a eventi così tragici il giudice è tenuto a fare un’attenta valutazione, considerando gli effetti sui genitori e sulla famiglia; senza che questo si traduca in un «automatismo risarcitorio», ma evitando un «vuoto risarcitorio». Lo ha stabilito la Cassazione, terza sezione civile, in una sentenza con cui ha accolto il ricorso dei genitori e del fratello di un ragazzo morto in un incidente stradale e ha disposto il rinvio alla Corte d’appello per un nuovo giudizio, giudicando per altro «estremamente stringata» la spiegazione con cui il giudice di merito ha liquidato il solo danno morale.

Nell’incidente un’auto urtò violentemente contro un tir fermo in corsia di sorpasso e persero la vita 4 ragazzi. Dei 5 occupanti la vettura, solo uno sopravvisse, fratello di una delle vittime. Nel giudizio civile promosso di fronte al Tribunale di Viterbo dai genitori e dal fratello di uno dei giovani, fu riconosciuto un risarcimento di 318mila euro al padre, di 284 mila alla madre e di 227 mila euro al fratello.

La sentenza fu impugnata e in appello il 19 luglio 2006 fu riconosciuta una somma aggiuntiva di 10mila euro ciascuno a titolo di danno morale, mentre per le ulteriori richieste risarcitorie avanzate in relazione alle gravi conseguenze subite dalla famiglia, la Corte ritenne «ampiamente satisfattivi» gli importi liquidati dal tribunale. Ora la Suprema Corte, ripercorrendo in sentenza precedenti pronunce del giudice di legittimità, ribadisce i confini del «danno esistenziale» e i limiti in cui va valutato sul piano patrimoniale, ma ricorda allo stesso tempo che le stesse Sezioni Unite hanno riconosciuto come forma di danno non patrimoniale risarcibile quello della lesione del rapporto parentale. I genitori della vittima, sottolinea la Cassazione, «avevano lamentato che con la morte del figlio maggiore gli equilibri della vita familiare erano stati profondamente alterati» e che «il pregiudizio morale da loro subito era più grande di quello realmente risarcito». La Cassazione ha stabilito invece che con un nuovo giudizio d’appello, si dovrà «accertare, con onere della prova a carico dei richiedenti, se in conseguenza del fatto si siano determinati autentici sconvolgimenti nella vita dei familiari dei superstiti».

  1. sono 25 anni che ho perso mio fratello in strada…da quel giorno potrei definire i miei genitori invalidi a vita…ancora oggi portiamo i segni dei primi 10 anni di sofferenza e di scelte fatte con un carico emotivo enorme che ci ha portato a fare errori gravissimi per Il futuro…non si risarcisce con Il denaro in unica soluzione, le compagnie diverrebbero diluire l’importo in 20 o 30 anni…in modo da legare ad un futuro più sereno le famiglie che subiscono per colpa d’altri, un lutto cosi grave.

  2. GUARDA CHE LE ASSICURAZIONI CI PROVANO A NON PAGARE SUBITO TUTTO SPERANDO SEMPRE CHE CAMBINO QUALCHE LEGGE.