Melanoma, diagnosi precoce dal test del sangue

22/03/2013 di

La sua incidenza in Italia è in aumento, con oltre 9.000 nuovi casi l’anno. È uno dei tumori maggiormente aggressivi e pericolosi: il melanoma cutaneo, contro cui, fino ad oggi, l’unica possibilità di diagnosi precoce era rappresentata dal controllo dermatologico periodico dallo specialista. Si preannuncia dunque come una svolta il primo metodo, messo a punto da ricercatori italiani, per la diagnosi precoce di questa forma di cancro. Il tutto attraverso un semplice prelievo di sangue. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, è realizzato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con due ospedali romani, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata IDI-IRCCS e l’Ospedale Sant’Andrea, ed è finanziato con i fondi dell’Accordo internazionale Italia-USA.

Il nuovo metodo è stato messo a punto grazie a un’analisi innovativa del siero dai test del sangue di dieci pazienti. Un passo avanti, affermano i ricercatori, verso una cura più efficace del melanoma. «Il risultato conseguito è uno dei più importanti tra i tanti ottenuti grazie all’Accordo Italia-USA – spiega il presidente ISS, Enrico Garaci -. Mentre per altri tumori sono noti marcatori nel sangue indicatori di malattia, per il melanoma non ve ne erano ancora di efficaci. Questo messo a punto dai ricercatori italiani è perciò un passo avanti decisivo verso l’identificazione del primo marcatore diagnostico precoce. E avere un marker affidabile per una diagnosi tempestiva è fondamentale con questa malattia. L’asportazione chirurgica del melanoma è, infatti, efficace nei casi diagnosticati precocemente, mentre nelle forme più avanzate esistono sì opzioni farmacologiche ma con efficacia limitata». Il metodo è basato sull’applicazione dell’innovativa tecnica denominata ‘TRIDENT’, oggetto di brevetto da parte dell’Iss, che ha reso ‘visibilè una grande mole di informazioni presenti nel siero che normalmente è nascosta e trascurata.

«Grazie alle tecniche di analisi proteomica siamo riusciti ad analizzare il siero in toto e a trovare alcune molecole, appartenenti alla famiglia delle apolipoproteine, che in pazienti affetti da melanoma cutaneo sono espresse in modo significativamente differente rispetto ai controlli effettuati sui pazienti sani – spiega Francesco Facchiano medico ricercatore dell’ISS -. La metodologia TRIDENT, infatti, ci dà la possibilità di studiare interamente il siero del paziente, comprese quelle grandi proteine trasportatrici di segnali più piccoli che, con le tecniche tradizionali, vengono eliminate».

Il prossimo passo della ricerca sarà ora quello di confermare queste osservazioni e la potenzialità diagnostica del nuovo metodo su un numero più esteso di pazienti affetti da melanoma cutaneo, anche perché, affermano gli esperti, la metodologia potrebbe essere applicata pure ad altre patologie neoplastiche. In Italia, negli ultimi 20 anni, l’incidenza del melanoma è aumentata di oltre il 4% all’anno, complici anche abitudini sbagliate, dall’esporsi al sole agli eritemi accumulati durante l’infanzia all’uso di lampade abbronzanti. Oggi, questa neoplasia ha un’incidenza in Italia di 14,3 casi per 100.000 uomini e 13,6 casi per 100.000 donne, ed è al terzo posto per numero di nuovi casi nella fascia da 0 a 44 anni.

  1. È necessaria la visita dermatologica volta a “prevenire” la patologia perché il marker renderebbe nota l informazione quando ormai è troppo tardi