Così internet può cambiare la nostra reputazione

07/10/2011 di
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Internet: qualcuno la ama, e già abbandona i media tradizionali, qualcun altro la odia, e ci vede solo anonimato, polemiche e polveroni. Quel che è certo è che la Rete ha i numeri per influire su ogni aspetto della nostra vita, e per definire la ‘reputazionè dei contenuti: lo dimostrano anche due indagini condotte da Phinet e dall’Istituto Piepoli, presentate a Milano in un incontro promosso dal Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) della Lombardia.

La cosiddetta ‘web reputation’ è stata misurata su oltre 50mila siti internet in italiano, confrontando la popolarità di circa 200 noti giornalisti e analizzando quante volte gli utenti web hanno cercato notizie specifiche su di loro. Più sono le ricerche, più la persona è popolare; e analizzando il contesto di ciò che era pubblicato, è stato anche possibile capire se la reputazione di ciascun giornalista
verso gli internauti era soprattutto positiva o, al contrario, negativa.
I dati sono una sorta di ‘specchiò del sentire degli italiani: non a caso i
giornalisti più cercati su internet sono anche quelli più amati e allo stesso tempo
più odiati, come Michele Santoro, Gad Lerner, Giovanni Floris, Enrico Mentana e Marco
Travaglio. Tranne Floris e Mentana, più spesso paragonati a dibattiti positivi e
costruttivi, tutti gli altri sono molto più legati a discussioni polemiche o a
controversie.
«Il web ha un grandissimo impatto – spiega Fabio Minoli, presidente Corecom Lombardia
– in alcune situazioni ritengo che sia addirittura superiore a quello che hanno le
prime pagine dei giornali. Il web oggi ha impatto su tutto quello che riguarda
l’informazione e la comunicazione, ma spesso si hanno pregiudizi o perplessità per
quello che passa dalla Rete». I media ‘socialì non sono il nuovo quarto potere,
prosegue, «ma possono essere un misuratore, un ‘applausometrò di quello che succede».
Gli esempi sono anche nella cronaca degli ultimi mesi: dalla Primavera Araba (dove ad
esempio i consensi per Mubarak erano al 47% nei sondaggi, e al 12% su internet) alle
elezioni per il sindaco di Milano, fino alla recente ‘gaffè sul tunnel tra il Cern e
il Gran Sasso. «Tutte cose che fanno bene – conclude Minoli – perchè danno la
possibilità di poter essere un correttivo immediato di certe situazioni. Tutti
sbagliano, e ci possono essere sicuramente dei momenti di rettifica altrettanto rapidi
e veloci».