Addio a D’Avanzo, una vita alla ricerca della verità

31/07/2011 di

Con Giuseppe D’Avanzo, una delle firme di spicco del quotidiano La Repubblica, morto improvvisamente di infarto nei pressi di Calcata (Viterbo), scompare uno dei protagonisti del giornalismo italiano. Molte le inchieste che lo hanno visto in prima linea e che, come ricordano ancora sotto shock i colleghi, «hanno fatto la storia del quotidiano». Dal Nigergate alla vicenda Telecom Serbia, al rapimento di Abu Omar. Ma anche il caso delle «dieci domande» rivolte a Silvio Berlusconi, scaturite dalle rivelazioni della redazione di Napoli di Repubblica sulla partecipazione del premier alla festa di compleanno di Noemi Letizia a Casoria, fino al caso delle «escort di Tarantini». Scrisse le ’10 domandè a Berlusconi in un editoriale del 15 maggio 2009, diventate poi uno spazio fisso delle pagine del giornale di Ezio Mauro. Nell’aprile scorso, fuori dall’aula del Palazzo di Giustizia di Milano, D’Avanzo aveva chiesto a Berlusconi, imputato al processo sul caso Mediaset, perchè non avesse reso dichiarazioni ai giudici invece che alla stampa. «Senta Signor Stalin», lo aveva apostrofato il premier.

D’Avanzo era nato a Napoli il 10 dicembre 1953. Laureato in filosofia, aveva cominciato a Repubblica e, dopo una parentesi al Corriere della Sera, nel 2000 era tornato a Repubblica. È stato autore, spesso con i colleghi Attilio Bolzoni e Carlo Bonini, dei principali scoop investigativi nei quali la cronaca nera si è incrociata con la politica, soprattutto estera e militare. Tra i suoi libri, I giorni di Gladio, scritto con Giovanni Maria Bellu; Il capo dei capi. Vita e carriera criminale di Totò Riina, con Attilio Bolzoni, con cui scrisse anche Rostagno: un delitto tra amici, e La giustizia è Cosa Nostra. Con Carlo Bonini fu autore di Il mercato della paura. La guerra al terrorismo islamico nel grande inganno italiano. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia dell’improvvisa scomparsa di D’Avanzo, «impegnato con grande passione nel giornalismo d’inchiesta», ha espresso i sentimenti di partecipazione al cordoglio della famiglia e del mondo dell’informazione«.

Unanime il cordoglio dei diversi schieramenti politici a cominciare dai presidenti di Senato e Camera. Il presidente del Senato Renato Schifani ne ricorda »la passione, il rigore professionale e la capacità di raccontare i fatti con chiarezza e senza compromessi«. Il presidente della Camera Gianfranco Fini cita »le tante inchieste che nel corso degli ultimi decenni hanno avuto il merito di stimolare il dibattito civile e politico nel nostro Paese«. »Nei cinque anni in cui sono stato Ministro della Giustizia, non ha fatto altro che insultarmi – ricorda Roberto Castelli, vice ministro alle Infrastrutture -. Ma di fronte alla sua scomparsa improvvisa, sono sincero nel dire che provo profondo dispiacere per la perdita di una delle grandi firme del giornalismo italiano, di cui incarnava in pieno pregi e difetti«.

Per il segretario generale della Fnsi Franco Siddi, D’Avanzo era »implacabile nella sua ricerca di verità«, per Nichi Vendola (presidente Sel) scompare un »giornalista dalla schiena diritta che non sopportava illegalità e l’arroganza del potere«. Tra le tante espressioni di cordoglio, quelle della governatrice del Lazio Renata Polverini; Matteo Orfini, Rosy Bindi e Paolo Gentiloni (Pd); Leoluca Orlando, Enzo Carra e Roberto Rao (Udc); Vincenzo Siniscalchi, già componente del Csm e parlamentare per più legislature; il vicepresidente Fli Italo Bocchino. E Walter Veltroni: »Ci mancheranno i suoi articoli, ci mancherà la sua presenza, ci mancheranno i suoi baffi neri e quegli sguardi ironici«. Infine Massimo D’Alema, presidente del Copasir, »D’Avanzo ha svolto con estrema serietà e passione delicate inchieste su casi nazionali e internazionali«, afferma ricordandone il »lavoro sempre diretto a promuovere in maniera imparziale e rigorosa quella trasparenza indispensabile per il sistema democratico«.