La birra italiana conquista i pub inglesi

02/07/2011 di

La “bionda” italiana fa breccia in Gran Bretagna. Nei pub inglesi si beve
sempre più birra italiana, con un export in costante crescita per un mercato sempre
più assetato del buon bere tricolore tanto da rappresentare, assieme agli Usa, i 3/4
dello sbocco delle esportazioni nazionali. Nel primo trimestre i dati Istat elaborati
da Coldiretti già segnano un boom dell’export dei marchi italiani del 37% verso la
Gran Bretagna e del 39% verso gli Stati Uniti. Resiste la Germania dove il boccale è
tenacemente autoctono ma, più che una difesa dell’identità – spiega Assobirra -, è la
conseguenza di una sovrapproduzione locale per cui i produttori vendono a prezzi
stracciati e il mercato, visi gli scarsi margini, non risulta perciò neanche attraente
per l’export.
«La birra italiana va forte all’estero, al contrario dei consumi interni che sono un
pò in stallo – osserva il direttore di Assobirra, Filippo Terzaghi – In cinque anni le
esportazioni sono pi— che raddoppiate. Naturalmente il boom dell’export riguarda
soprattutto i marchi che hanno grandi reti di distribuzione alle spalle e parliamo, ad
esempio, di Peroni Nastro Azzurro che Š all’interno della holding multinazionale Saab
Miller e di Moretti che fa parte dell’altro colosso internazionale Heineken. Si
ritaglia la sua fetta anche la storica Menabrea di Biella. C’e poi la nicchia dei
microbirrifici che ha i suoi intenditori. Su un totale di 190 milioni di litri
esportati nel 2010, appena due milioni vengono dai piccoli produttori».
In Italia beve birra pi— o meno saltuariamente il 72 per cento dei consumatori,
soprattutto tra i giovani e le donne, con un allargamento della base dei consumatori e
una media annuale dei consumi per persona che si attesta attorno ai 28,5 litri l’anno,
secondo una ricerca dell’Ispo-Assobirra.
Coldiretti segnala inoltre la crescente diffusione sul territorio nazionale di
produzioni locali ottenute artigianalmente che sembrano incontrare soprattutto i
favori dei giovani consumatori. A dare impulso ai cosiddetti ‘microbirrificì, un
recente decreto ministeriale (212/2010) che permette alle aziende produttrici di orzo
di creare una malteria o un birrificio aziendale e di considerare la produzione di
birra come attività agricola connessa.