Editoria, quotidiani in calo: cresce internet

13/04/2011 di
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«L’impatto sui margini operativi della crisi intervenuta nel biennio 2008-2009 è stato forte, ma nel 2010 è stata altrettanto forte la reazione delle aziende editrici che, almeno sul piano dei costi di produzione, hanno portato avanti un’efficace azione di razionalizzazione e di ristrutturazione che si è tradotta in ritrovati equilibri aziendali e, ciò che è più importante, in margini operativi di segno positivo». Lo rileva la Fieg nello studio ‘La stampa in Italià 2008-2010 presentato oggi a Roma. «I problemi chiave con i quali deve confrontarsi l’editoria giornalistica – spiega ancora la Fieg – sono sostanzialmente legati ad un mercato che non si espande sufficientemente nelle sue due tradizionali componenti – vendite delle copie e di spazi pubblicitari – ed all’esigenza di individuare nuove linee di crescita dei ricavi».

PUBBLICITÀ: Nel 2010, gli investimenti pubblicitari sono tornati a crescere (+3,8%), in sintonia con la leggera ripresa economica. L’aumento non ha però riguardato in misura omogenea tutti i mezzi: nel 2010 la stampa ha accusato un dato finale ancora di segno negativo (-4,3%), con conseguente contrazione della quota di mercato, scesa dal 28,8% al 26,6%. Il risultato negativo è imputabile ai periodici (-5,4%) e, soprattutto alla free press (-25,2%), mentre i quotidiani a pagamento hanno mostrato una maggiore capacità di tenuta (-2,0%). Relativamente alle quote di mercato, la televisione continua a consolidare la sua posizione ed è arrivata a detenere un quota assai prossima al 60% delle risorse. È una situazione non riscontrabile in nessun altro paese ad economia avanzata, rileva la Fieg.

QUOTIDIANI – Nel 2010 il margine operativo lordo aggregato delle imprese editrici di quotidiani è tornato positivo, dopo il preoccupante calo del 2009. Il mol è risalito a 118 milioni nel 2010, con un’incidenza sul fatturato (4%) che ha ricuperato i livelli del 2008. Nel 2010, la situazione è migliorata sul piano degli equilibri gestionali, in quanto la contrazione dei ricavi editoriali si è notevolmente attenuata (-1,2%), mentre si sono andate accentuando le politiche di contenimento dei costi (-6,1%) che hanno investito anche le spese del personale (-9,5%). A fronte della contrazione delle vendite delle copie (-4,3%) e degli introiti pubblicitari (-2,6%), le imprese di quotidiani hanno cercato di qualificare l’offerta con il potenziamento delle attività online. A dicembre del 2010 – si legge nello studio – gli utenti unici in un giorno medio di siti web dei quotidiani sono cresciuti del 37% rispetto allo stesso mese del 2009, mentre gli utenti complessivi attivi sul web nel giorno medio sono aumentati in misura di gran lunga inferiore (+15,3%). La percentuale di utenti unici di siti di quotidiani sull’utenza complessiva è così salita in un anno dal 38,3 al 45,4%. Per la Fieg il problema aperto resta comunque quello del ritorno economico di investimenti che richiedono risorse crescenti in quanto appare ancora problematico superare le resistenze del pubblico ad accettare formule di ‘paywall’, vale a dire di accesso a pagamento alle nuove offerte. Negli ultimi anni – rileva ancora la Fieg -, il numero dei lettori dei quotidiani è andato costantemente aumentando. Nel 2010, i lettori di quotidiani sono restati al di sopra di 24 milioni, subendo una lievissima erosione (-0,3%) soltanto nell’ultimo ciclo di rilevazione Audipress. L’indice di penetrazione, che nel 2000 stazionava intorno al 38% della popolazione, è salito al 46%.

PERIODICI – La crisi ha colpito con particolare intensità la stampa periodica. Nel 2009, i ricavi editoriali sono diminuiti del 14,2%, soprattutto a causa della forte flessione degli introiti pubblicitari (-29,1%), accompagnata dalla diminuzione dei ricavi da vendita (-9,0%). L’andamento declinante si è attenuato nel 2010, con una contrazione del fatturato editoriale (-2,2%), imputabile in misura presso che pari alla pubblicità (-2,1%) e alle vendite delle copie (-2,3%). Sul piano diffusionale, i settimanali sono diminuiti del 10,9%, nel 2009, e del 2,5%, nel 2010; i mensili del 4,4% e del 7,0%, rispettivamente. Il difficile momento congiunturale, caratterizzato da consumi interni stagnanti, ha avuto effetti particolarmente negativi per quei prodotti che, come i periodici, sono molto sensibili all’evoluzione della domanda interna. Anche gli indici di lettura dei periodici hanno subito una graduale erosione negli ultimi anni. Il trend è stato declinante in misura contenuta anche nel corso del 2010: i tre cicli di rilevazione condotti nell’anno indicano, per i periodici nel complesso, una flessione dello 0,8%, con un indice di penetrazione della popolazione che, comunque, resta elevato (62%).