
«Ci vuole un cantiere che impegni due generazioni. E con un respiro internazionale, contributi dal mondo intero». È il suggerimento che l’architetto Renzo Piano ha dato al presidente del Consiglio Matteo Renzi, come racconta lo stesso senatore a vita in un’intervista rilasciata a ‘Repubblicà oggi in edicola. «Per i sopravvissuti che hanno perso le case – dice Piano – bisogna operare con cantieri leggeri, che non allontanino le persone dai luoghi dove abitavano. Non tendopoli ma edifici leggeri, vicinissimi, che si potranno smontare e riciclare in seguito».
Con il presidente del Consiglio, continua l’architetto, «abbiamo parlato di una visione non-partisan, che possa essere condivisa da tutti a prescindere dagli orientamenti politici. E di una visione internazionale, che ispiri un disegno di lunga portata. L’emergenza come primo tassello strettamente inserito in un progetto di lungo termine». Serve intervenire, sostiene Piano, su «tutta la dorsale degli Appennini, la spina dorsale dell’Italia da Nord a Sud. Parliamo di un intervento progettato su 50 anni e su due generazioni. Parliamo di contributi internazionali anche perché la straordinaria bellezza dell’Italia non appartiene solo a noi, è un patrimonio dell’umanità. Abbiamo ereditato una natura meravigliosa – ricorda – generazioni di nostri antenati dall’Antica Roma all’Umanesimo l’hanno addomesticata, ingentilita, noi a volte siamo stati crudelmente inadeguati».