Roma si ferma per l’addio a Marco, il bimbo morto nella metro

13/07/2015 di
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bimbo-morto-metro-roma-2015Un minuto si silenzio e il lutto cittadino. Oggi Roma si ferma per ricordare Marco, il bambino morto giovedì scorso nel tragico incidente avvenuto nella stazione Furio Camillo della Metro A. Ieri sera lo hanno salutato per l’ultima volta centinaia di cittadini che, con fiori, peluche e bigliettini, si sono recati silenziosamente nel luogo dell’incidente e hanno pregato insieme accendendo candele.

E oggi, alle 9.30, nella sala del Tempietto egizio del cimitero monumentale del Verano, si svolgeranno i funerali laici del piccolo. La famiglia (la mamma è originaria di Latina) ha chiesto che sia presente il sindaco di Roma Ignazio Marino, mentre ha pregato la stampa di rispettare il lutto e non partecipare. Per tutta la giornata, negli uffici di Roma Capitale, nelle Società, Aziende, Istituzioni e nelle Fondazioni che fanno capo al Campidoglio saranno esposte le bandiere a mezz’asta. Il sindaco ha invitato la cittadinanza, le organizzazioni sociali e produttive a partecipare al lutto nelle forme ritenute più opportune.

A breve verrà ascoltato dai magistrati l’addetto dell’Atac che ha tentato la manovra «non codificata» per recuperare la madre e il piccolo Marco rimasti bloccati nell’ascensore della metropolitana. Il dipendente Atac è iscritto nel registro degli indagati assieme ai due vigilantes dell’Italpol per concorso in omicidio colposo. Una delle guardie giurate, che assieme al collega ha assistito al tentativo di soccorso, dopo la morte del bimbo si è sentito male. Il tentativo dei tre, definito dall’assessore Guido Improta «un eccesso di generosità», era stato dettato anche dal fatto che madre e figlio chiedevano aiuto dall’interno dell’ascensore bloccato. «Qui stiamo svenendo, fa caldo», aveva detto la donna agli addetti alla stazione che temendo un malore in considerazione del caldo e della età del bimbo, piuttosto spaventato, avevano accelerato le procedure che invece avrebbero dovuto richiedere la presenza dei tecnici dell’ascensore. Quello che resta, oggi, è un continuo pellegrinaggio sul luogo dell’incidente. Davanti a quell’ascensore maledetto qualcuno ha lasciato un biglietto: «Un altro piccolo angelo è volato in cielo».